Che cosa prova un attore prima di salire sul palco? Cosa succede a livello emotivo "durante", davanti agli spettatori attenti? E come si reagisce a un vuoto di memoria o a qualsiasi elemento esterno che si para davanti come un ostacolo? Nel libro "Il Peggio della Diretta" tanti aneddoti gustosi, con protagonisti anche diversi attori di teatro.
Franco Bagnasco, apprezzata firma del giornalismo di spettacolo italiano, ha raccolto oltre cento aneddoti nel libro "Il Peggio della Diretta", che racconta come attori, cantanti e presentatori abbiano affrontato le loro personalissime "dirette". Tra loro anche diversi attori di teatro, che la diretta, sul palco, la vivono forse più di tutti.
Bagnasco, lei ha scritto un libro in cui racconta le figuracce dei VIP prima di un appuntamento col pubblico. Come mai questa idea?
"Vip" è un'espressione che non mi piace. Abusata e spesso oggi associata a chi Very Important Person non è né mai sarà. “Il peggio della diretta” racconta piuttosto gli imbarazzi, le difficoltà, i litigi, i fatti comici o a volte persino tristi che 50 personaggi dello spettacolo hanno vissuto durante la loro carriera. In scena o dietro le quinte. Ma non le leggende che si sentono dal parrucchiere, spesso suggestive ma quasi sempre poco veritiere. Sono proprio gli artisti che hanno accettato di raccontarsi in prima persona. Visto che scrivo di spettacolo da 29 anni, amo le storie da backstage. Ma quelle vere, niente gossip.
Tra loro, ci sono diversi attori di teatro. Quali?
Si va dallo straordinario Alessandro Haber a Elena Sofia Ricci, che racconta proprio di alcuni malori e svenimenti avuti sul palco negli anni in cui calcava i palcoscenici più che i set televisivi. Sentiva il peso delle lunghe tournée in giro per l'Italia e di alcuni alberghi ben poco riscaldati. Anche Nino Frassica ha questi trascorsi, e li racconta, rievocando gli scherzi, anche terribilmente perfidi, che gli attori sono soliti farsi a vicenda in occasione dell'ultima replica. C'è poi l'immenso Gigi Proietti che dopo quintali di repliche di “A me gli occhi, please!” si trova alle prese con una spettatrice che muore in platea, ma ne esce alla Proietti. Problemi di stomaco per un altro grande che si è raccontato con dovizia di particolari, Giulio Scarpati, e per Virginia Raffaele ai suoi esordi. Si respira molto teatro, nel Peggio della diretta.
Ci può anticipare solo un aneddoto? Magari quello di Haber, attore teatrale doc.
Alessandro racconta un clamoroso vuoto di memoria che ebbe in scena mentre recitava nei panni del deforme Calibano ne “La tempesta" di Shakespeare. Doveva uscire da una botola e pronunciare la sua battuta chiamato da Carlo Cecchi, che faceva Prospero. Una lavagna bianca, non ricordava più niente. Allora si ingegnò cercando di prendere tempo. Uscì in silenzio, si mosse, poi, disperato, si avvicinò a Cecchi dicendogli in un orecchio: “Torno dentro, tu richiamami”. E così fece, rientrando nella botola e riacquistando la memoria. Nessuno se ne accorse e anzi, i critici il giorno dopo scrissero che si trattava di una straordinaria trovata registica.
Secondo lei quali sono le ansie e le paure più comuni che colpiscono un attore di teatro?
E quali le differenze con un attore di cinema o un conduttore televisivo?
Il teatrale ha il peso del live, dell'eterna diretta. I televisivi non di rado vanno in onda registrati e possono tagliare o correggere. Quindi chi fa teatro è più sottoposto all'imprevisto, sia tecnico (nel libro ne racconta alcuni Serena Rossi), sia al vuoto di memoria. L'incubo più frequente. Proprio sul vuoto di memoria dell'attore Paolo Villaggio ha vergato appositamente per me un capitolo del libro del quale vado fierissimo. Perché è nel puro stile Villaggio dei libri di Fantozzi.
In cosa si identifica il lettore che legge le défaillances dei suoi beniamini?
Più che identificazione, credo ci sia divertimento, umanizzazione. Anche i famosi piangono, mi verrebbe da dire. Oppure diventano goffi, o s'intristiscono. Lino Banfi racconta che cosa provò quando fece una serata di cabaret che per vari motivi non poteva far saltare, il giorno dopo la morte di suo padre. Del resto “Lo spettacolo deve continuare”, come dice il mio blog.
Facciamo un giochino. Il payoff del sito Teatro.it è "cultura, informazione e spettacolo": mi dia una definizione di ciascun termine da un professionista navigato del settore spettacolo.
Cultura è tutto ciò che si ricorda dopo aver dimenticato tutto il resto, ma questa purtroppo non è mia. Informazione è quel che ti raccontano (sempre) da una precisa angolazione. Il giornalismo totalmente asettico e british è una leggenda. E spettacolo è ciò di cui vorrei avere più tempo per occuparmi, al posto di mille beghe.